Strategie politiche, innovazione, filiera e stato di salute del distretto pratese. Giacinto Gelli, titolare della Fil-3, storica azienda di filati con oltre 30 anni di attività, alla vigilia di Filo anticipa i temi del salone milanese e analizza la situazione attuale del mercato, a iniziare dalla tante novità all’orizzonte per il sistema fieristico che potrebbero arrivare grazie ai soldi promessi dal governo.
I milioni di cui si parla orma da tre mesi serviranno al rilancio delle fiere e del made in Italy?
Sulla question del made in Italy credo che finchè comanderanno la Germania e gli stati del nord Europa non ci sarà soazio per grandi cambiamenti. Italia, Francia, portogallo e Spagna non hanno al momento la forza per imporsi e quindi vince chi non ha interesse a tutelare un proprio made in, che di fatto non esiste. In più la questione del made in Italy vale molto per noi addetti ai lavori, per i clienti esteri che vengono in Italia per questo valore aggiunto ma alla fine, tra i consumatori finali, il 90% compra un capo guardando colore, bellezza, comodità e stile ma senza guardare cosa c’è scritto sull’etichetta a proposito della provenienza e della lavorazione.
E le fiere? Filo avrà un futuro anche oltre confine?
E’ una possibilità che ci è stata prospettata, con un’edizione a Shangahi ad ottobre. E’ un’idea che mi piace perchè quando abbiamo iniziato a partecipare a Filo abbiamo avuto un grande riscontro di nuovi clienti; col passare del tempo però questa ‘fonte’ si è un po’ seccata e quindi avere una vetrina all’estero di sicuro la rinvigorirebbe. Shanghai è sicuramente un mercato difficile, c’è bisogno di una buona struttura in loco e di un magazzino ben fornito ma di sicuro andare in Cina amplierebbe la gamma di clienti e di agenti. E non sarebbe male neanche arrivare ad abbinamenti con altre fiere fuori dall’Italia, come ad esempio Expofil, che anche se presenta una stagionalità diversa tra tessitori e filatori può essere un modo per trovare nuovi clienti.
Russia, per la crisi, e nord Africa per la nuova concorrenza sono ostacoli per voi?
No. Per tipologia di prodotto, inserito in una fascia medio-alta, non serviamo il mercato dell’est Europa, dove i prezzi non sono competitivi e, vendendo filati cardati e importando pettinati, non abbiamo concorrenza diretta in Africa, che forse può trovare spazi per il settore denim e per il cotone.
Cosa porterete a Filo?
Oltre al mohair, alla fantasia e all’alpaca abbiamo anche alcuni articoli con indicata la percentuale di lana rigenerata come previsto dal progetto Re.Mo (Regenerated Movement) e questo ai clienti del nord Europa piace.
Clienti che avete ulteriormente ‘avvicinato’ grazie al web…
Vero. Col nuovo sito diamo loro la possibilità di scaricare la nuova cartella colore in alta definizione e di fare ordini in tempo reale. Basta accedere con la password che forniamo ed il gioco è fatto. In più utilizziamo il web anche per sottporre, ai clienti più importanti e fidelizzati, un questionario per valutare e, se necessario, migliorare lo stock service e per capore su quali articoli puntare o meno. E da questa stagione tutta la nostra collezione è anche su una chiavetta usb formato carta di credito che viene data ai clienti e agli agenti e permette di avere tutta la Fil-3 in tasca…
Presente e futuro della filiera pratese.
Da un annetto la situazione si è stabilizzata, le tessiture stanno bene e forse addirittura crescendo. Il problema rimane nelle filature e non mi riferisco tanto al presente quanto al prossimo futuro. Molti dei proprietari di filature sono ultra settantenni e tra cinque anni al massimo si presenterà il grande problema del ricambio generazionale. I figli si tengono lontani dall’attività dei padri perchè nelle filature si lavora a strappi, con una programmazione che non copre i dodici mesi e quindi non c’è margine di crescita economica, anche per colpa dei prezzi di mercato imposti dai grandi clienti. Chi potrebbe mai comprare un filatura in vendita, sia pure con lavoro e buono stato di salute, con queste condizioni? E l’altro problema è per le roccature: se non si alzano un po’ le tariffe sono destinate a sparire. Ma le tariffe, che in alcuni casi sono ferme al 2002, non si possono alzare se i prezzi dei lanifici ai clienti sono quelli attuali.