Sono allarmanti i dati dell’ultima indagine condotta da Cna Toscana Centro su un campione di 150 aziende tra Prato e Pistoia di ogni tipologia.
I rincari energetici stanno aprendo scenari tetri sul futuro delle varie attività: “La politica nazionale ed europea agisca subito, il tempo è scaduto e si rischia il default” dice il presidente Claudio Bettazzi, che ricorda come i costi siano quasi triplicati rispetto al 2021.
Secondo l’indagine ad essere più colpiti dal boom dei rincari sono stati il comparto turistico, la meccanica di produzione, il tessile e l’alimentare: le aziende del tessile registrano un aumento medio del 172% con picchi che arrivano fino al 356%.
Il 69% degli intervistati si è visto applicare aumenti tariffari negli ultimi sei mesi, quasi il 10% ha già ricevuto disdetta unilaterale del contratto; il 33,6% del campione è stato costretto a cambiare fornitore di energia e in alcuni casi è stata richiesta la fidejussione da parte del gestore, inoltre il 18,2% è stato costretto a ricorrere alla rateizzazione delle bollette. E circa un’azienda su tre ha scelto di modificare l’organizzazione del lavoro, riducendo l’orario, anche con un giorno in più di chiusura, oppure modificando i turni di lavoro.
Per il futuro addirittura il 48,2% dichiara che non proseguirà l’attività se i costi energetici non diminuiranno, un ulteriore 40% ha già attivato le pratiche per richiedere il credito di imposta di energia, il 24,5% prevede di ricorrere ad ammortizzatori sociali e il 52,7% dichiara di non essere riuscito a trasferire i rincari energetici sui costi di lavorazione.
Solo l’11,8% ha pannelli fotovoltaici o impianti di cogenerazione installati in azienda, ma adesso il 55,5% sarebbe disponibile da subito ad investire in impianti di autoproduzione se fossero disponibili incentivi.
Dopo l’analisi dei numeri Bettazzi presenta anche le richieste: misure immediate di “calmierazione” del caro energia per le imprese e una riforma a carattere strutturale.