L’estate ha fatto da sipario alla crescita dell’economia comasca e a settembre è arrivato un rallentamento degli indicatori seguito dal peggioramento delle aspettative.
Lo dice l‘indagine congiunturale di Confindustria Como, che ha analizzato un distretto alle prese con le tensioni ed i problemi di tutti gli altri distretti industriali italiani. Prevale ancora una certa stabilità ma con molti timori per il futuro.
Gli ordini sul mercato interno risultano stabili per oltre due realtà su cinque (42%), crescono per il 24,7% del campione mentre si riducono per il restante 33,3%. La domanda proveniente da oltre confine si mantiene sui livelli di luglio per quasi una realtà su due (49,3%), aumenta per il 18,2% delle imprese ma decresce per il 32,5%.
La produzione ha evoluzioni simili (56,2% la stabilità, 26,3% il calo e 17,5% la crescita). Settembre ha visto crescere ulteriormente i listini di acquisto di oltre quattro imprese su cinque (82,7%), mentre due aziende di Como su tre (67,1%) hanno continuato a far fronte all’estensione dei tempi necessari a ricevere le forniture, il 39% delle imprese si è vista consegnare quantità di merci inferiori a quanto richiesto e necessario per realizzare le proprie produzioni ed, infine, una realtà su dieci (9,8%) ha riscontrato un deterioramento della qualità dei materiali approvvigionati.
L’aumento dei costi per energia elettrica e gas hanno causato criticità per l’86,6% delle imprese, con conseguente contrazione della redditività aziendale (86,6%); per il 43,9% si sono posticipati oppure ridimensionati investimenti già pianificati, per il 41,5% si sono rese necessarie riorganizzazioni del lavoro mentre per circa una realtà su cinque (19,5%) sono state applicate riduzioni dell’attività aziendale. Il 2,4% del totale ha interrotto l’attività.
Una realtà comasca su quattro (24,4%) ha segnalato una diminuzione della propria quota di export, mentre il 28% del campione ha indicato un peggioramento delle criticità di approvvigionamento inerenti specifiche materie prime tra cui i filati tessili.
Per il prossimo futuro un’azienda su due (49,4%) ritiene che il business possa procedere sugli stessi livelli registrati in settembre, il 34,6% del campione indica di attendere una diminuzione, a fronte di una quota inferiore, pari al 16%, di realtà che invece ritengono probabile si verifichi una crescita.
Dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile l’occupazione.