Como, arriva l'atteso crollo post emergenza

Numeri in contrazione per sette aziende su dieci

I timori, per non dire certezze, di questi ultimi mesi trovano una conferma nei numeri della congiuntura delle aziende di Como nel primo trimestre del 2020, che in teoria non sarà neppure il peggiore dell’anno.

Tutti gli indicatori economici esaminati nell’ambito dell’Osservatorio di Confindustria Como e Confindustria Lecco e Sondrio risultano in diminuzione; ordini, produzione e fatturato risultano infatti in contrazione per oltre 7 realtà su dieci. In riduzione, per circa un terzo delle aziende comasche aderenti all’indagine, anche i livelli occupazionali.

Ovviamente all’orizzonte non ci sono indicazioni per un’inversione di tendenza. La domanda è negativa sia per il mercato interno che per quello estero (rispettivamente per l’83,7% e il 72,5% del campione).

Per oltre quattro realtà su cinque (81,3%) c’è una produzione inferiore rispetto a quella del trimestre ottobre-dicembre 2019 mentre per il 9,4% i livelli sono ritenuti stabili o in aumento. In calo anche l’utilizzo degli impianti produttivi (62,3%). Meglio le imprese tessili (66,8%) delle metalmeccaniche (55,2%).

Per quanto riguarda il prossimo trimestre l’84,6% attende una riduzione del business. Alle imprese è stato chiesto di esprimere alcune considerazioni sugli effetti determinati dall’emergenza Covid-19: il rallentamento o la sospensione dell’attività produttiva indotta dal Coronavirus determineranno in modo strutturale un’erosione di quote di mercato sia a livello domestico, per il 37% del campione, sia sull’export, per il 49%.

“Gli indicatori ci consegnano una situazione drammatica – afferma Aram Manoukian, Presidente di Confindustria Como – ed è evidente che si tratta del primo ma non certo ultimo segnale negativo a cui le nostre imprese dovranno fare fronte quest’anno. La debolezza di economie importanti per il nostro export, quale quella americana unita al congelamento dei consumi interni degli ultimi tre mesi, richiederà uno sforzo imponente per resistere che non può essere lasciato solo sulle spalle delle imprese. Cruciale sarà il tema del credito. Mi auguro che gli imprenditori per primi si facciano interpreti di un nuovo scenario chiedendosi cosa può fare ognuno di noi per dare continuità alla propria impresa. Non possiamo farci trovare impreparati: è importante mettere al riparo, in tempi non sospetti, le proprie imprese da cataclismi che in un’economia globalizzata sono sempre possibili, tanto quanto sono ampie le opportunità. Dobbiamo lavorare per rafforzare le nostre aziende, spesso troppo piccole e fragili ragionando su un nuovo modello di impresa irrobustita da rinnovate governance, visione e cultura internazionale”.

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