Bignami lino

Ornella Bignami Lino, comunque e ovunque

Nel nuovo corso del lino europeo, che ha cambiato “casa” e logo, c’è una figura professionale che fa da trait d’union tra passato e presente ma che non tralascia un’occhiata al futuro: è Ornella Bignami, che da anni accompagna questa fibra naturale tra fiere, eventi e talk.

Direttore creativo di Elementi Moda, ricercatrice di tendenze, esperta di fibre, “madrina” storica del lino Ornella Bignami è ancora un punto di riferimento del settore, anche dopo il passaggio da Confederazione ad Alleanza del maggior gruppo di promozione del lino: la Confederazione Europea del Lino e della Canapa è diventata infatti Alliance for European Flax-linen & Hemp e come tale si è presentata alle principali fiere europee.

Non solo nome e logo, sembra che ci sia qualcosa di diverso anche nello staff e nelle varie comunicazioni il suo nome non compare…
Sono ancora parte del team, per collaborazioni su diversi binari; sicuramente ho un ruolo attivo nella formazione con le scuole di moda e nel settore innovazione. Sarò anche a Proposte e fino a giugno seguirò l’Alliance, poi vedremo.

Quindi non si è trattato solo di un restyling di facciata o del logo.
No, anzi. C’è un nuovo staff, sono arrivati anche professionisti che hanno lavorato per Première vision ed è stato creato anche un piccolo staff che deve occuparsi della canapa, che finora è stata relegata un po’ in secondo piano. Per l’autunno sono in arrivo novità e altri progetti sono in cantiere per la seconda parte dell’anno; sono state messe a punto strategie sulla formazione, la digitalizzazione e la conoscenza.

In dieci anni la produzione di lino è aumentata del 133%. Siamo al limite massimo?
Non siamo al picco perché la richiesta continua ad aumentare e supera l’offerta. Quindi bisogna pensare alla necessità di destinare più territorio alla coltivazione del lino, al momento la fibra rappresenta solo lo 0,4% della produzione di materie prime tessili.

Riguarda anche il territorio italiano?
Ci sono coltivazioni importanti vicino a Piacenza, a Prato e ad Astino. Si è tentato qualcosa anche al sud, vediamo quali saranno i risultati perché il lino ha bisogno sì di almeno cento giorni di sole all’anno ma anche di umidità.

L’Italia ha i macchinari adatti per trattare il lino?
Sì, ma non del tutto quindi lo sviluppo riguarda anche il meccanotessile. A questo proposito a Itma probabilmente vedremo dei macchinari per tagliare la canapa; questo è un settore da sviluppare, ci sono solo due macchine per questo tipo di taglio e sono in Francia.

Lei si occupa anche di tendenze per alcune fiere in Cina. Che notizie ha dall’Oriente?
In questi anni difficili abbiamo continuato a lavorare, anche quando le fiere sono state annullate all’ultimo momento. Adesso è il momento di ripartire, anche se per ora resteremo a distanza, magari torneremo a Shanghai a fine estate.

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